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TESTIMONIANZA                   N. 3    

Sono una ragazza, ormai donna, di 27 anni. Ad oggi ho una soddisfacente vita: una famiglia, una carriera avviata che ha a che fare con il lavoro che ho sempre amato, molti amici su cui poter contare per divertimento e nel momento del bisogno. Se quel giorno di ventuno anni fa, nel 1997, i servizi sociali non mi avessero trasferito nella famiglia affidataria che mi ha cresciuta ed amata, tutto ciò non sarebbe stato possibile. Quando ho cambiato famiglia non avevo idea di cosa significasse essere circondati da persone che ti vogliono bene e che farebbero di tutto per te. Conoscevo solo il dolore e la paura, a causa dei maltrattamenti e degli abusi che avvenivano in famiglia, da parte del papà e di alcuni “conoscenti” della mamma biologica. All’età di 5 anni, sia io che mio fratello minore, di soli 2 anni all’epoca dell’allontanamento, conoscevamo già molto bene il mondo della pedopornografia. Pensavamo fosse normale andare alla ricerca degli amici per toccare varie parti del corpo e “giocare”, esattamente come veniva fatto con noi. Ecco, da quel mondo sono riuscita ad uscire, con grande impegno e grande dolore, che non potrà mai e poi mai essere cancellato. Nonostante siano passati ventuno anni, il ricordo di quella sofferenza è ancora ben impresso, e i segni causati da questa tremenda, orribile storia, che è la mia prima infanzia, rimarranno sempre. Ad oggi, persone che non conoscono il mio vissuto (e quello di tanti altri, allora bambini e oggi adulti) stanno speculando e dicendo menzogne riguardo a quanto è accaduto in passato, senza sapere cosa sia realmente accaduto. Ebbene, sono qui a chiedere di smetterla di inventare nuove versioni della storia: i fatti sono già stati raccontati nel luogo più consono, cioè in tribunale e giudicati da persone competenti. Per quanto riguarda me posso chiedere solo di farmi vivere quella soddisfacente vita che, con tanto dolore e tanti sacrifici, mi sono costruita in questi anni.

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